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“Una famiglia bolognese, attualmente, spende per la badante convivente a tempo pieno circa 1.170 euro al mese, al netto di contributi INPS, vitto e alloggio, tredicesima, TFR e, ovviamente, sostituzioni per le ferie, i permessi e le ore di riposo. Sottolineiamo che parliamo di “famiglie bolognesi” perché queste sono gravate da maggiorazioni derivanti dalla tabella F del Contratto Collettivo del Lavoro Domestico, che indica i valori dell’indennità vitto e alloggio. Quest’ultima su Bologna ha tre particolarità: 4 voci invece di 3 (al pranzo, cena e alloggio si aggiunge la colazione); il pranzo ha un valore più alto rispetto alla media nazionale; il risultato giornaliero viene moltiplicato per 30 giornate al mese e non per 26, come nel resto di Italia” ha spiegato ieri in conferenza stampa Carolina Ciccarelli, Direttrice del Patronato Acli di Bologna.
“Una spesa ormai insostenibile per le famiglie, che favorisce il lavoro nero e la concezione dell’anziano come un “peso”, anche economico, per le famiglie, sostenendo quella “cultura dello scarto” sempre più diffusa quando si parla di persone anziane e disabili”, osserva Chiara Pazzaglia, Presidente delle Acli di Bologna.
“Le detrazioni fiscali attuali riguardano solo i contributi INPS, peraltro solo un tetto massimo di 2.100€ e limitatamente alle persone non autosufficienti con certificazione INPS e con redditi inferiori ai 40.000€ l’anno”, spiega Simone Zucca, Direttore del Caf Acli di Bologna. “Tra l’altro le detrazioni non sono cumulabili: dunque, se in una famiglia ci sono due anziani con due badanti, i benefici sono per una sola”.
“Con la nostra petizione, arrivata a 142.000 firme, abbiamo destato l’interesse di tre parlamentari in particolare, che hanno manifestato l’intenzione di farsene portavoce: Virginio Merola, Marco Lombardo ed Elena Bonetti” afferma Filippo Diaco, Presidente del Patronato Acli di Bologna. “Vogliamo chiedere al Governo di varare una manovra strutturale (non, quindi, un bonus!) che consenta di (almeno) raddoppiare il tetto delle detrazioni ed estenderlo a tutte le tipologie di contratto di lavoratori domestici, quindi anche alle baby sitter e colf per persone autosufficienti, assunte in regola e full time, conviventi e non conviventi. Attualmente è possibile portare in detrazione dall’Irpef il 19% delle spese sanitarie per la parte eccedente l’importo di 129,11 euro. In sostanza, se si rendessero detraibili tutte le spese per la badante, la manovra costerebbe diversi miliardi di euro. Ci accontentiamo, intanto, di alzare la soglia della detraibilità dai 2.100€ attuali (si tratta di poco meno di 400€, in sostanza, che rientrano alla famiglia l’anno successivo alla spesa, tramite 730 o Modello Unico) a 5.000€. La cifra sarebbe più che sostenibile per le casse dello stato, in questi termini. Anche il Comune può fare la sua parte, azzerando almeno la Tari, imposta locale, per tutti gli anziani e persone con disabilità assistiti al proprio domicilio” conclude Diaco.
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