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Deve ritenersi applicabile al concordato semplificato la regola in forza della quale il trasferimento del centro degli interessi principali non rileva ai fini della competenza quando è intervenuto nell’anno antecedente al deposito della domanda di accesso ad uno strumento di regolazione della crisi e dell’insolvenza o di apertura della liquidazione giudiziale (art. 28 del D.lgs. n. 14/2019).

Sono questi i principi sanciti dalla Prima Sezione della Suprema Corte di Cassazione nell’ordinanza n. 9730 del 12 aprile 2023 (testo in calce) che fornisce importanti chiarimenti sull’individuazione della competenza per territorio nel caso di concordato semplificato, stante la continuità tra le norme del D.L. n. 118/2021 e quelle del D.lgs. n. 14/2019.

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Il caso

La vicenda ha visto una società agricola in liquidazione proporre domanda di concordato semplificato dopo che la procedura di composizione negoziata della crisi d’impresa si era conclusa con esito negativo come evidenziato nella relazione finale dell’esperto.

Il Tribunale adito ha tuttavia dichiarato la propria incompetenza per territorio ai sensi di quanto previsto dall’art. 18 del D.L. 24 agosto 2021 n. 118 convertito con modificazioni dalla Legge 21 ottobre 2021, n. 147, in forza del quale la domanda di concordato semplificato va introdotta con ricorso presentato al Giudice del luogo in cui l’impresa ha la propria sede principale.

La società aveva però provveduto al trasferimento della sede sociale proprio in prossimità della domanda di accesso alla procedura di concordato semplificato.

Il Tribunale ha infatti ritenuto applicabile la regola dell’irrilevanza del trasferimento della sede nell’anno antecedente al deposito del ricorso ai fini dell’individuazione della competenza in applicazione analogica di quanto disposto dall’art. 161, comma 1, L.F., dal momento che il concordato semplificato costituirebbe una semplice derivazione del concordato preventivo.

La società ha proposto ricorso per regolamento di competenza contestando l’erronea applicazione di quanto disposto dall’art. 18 del D.L. n. 118/2021.

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La decisione

La Cassazione ha in via preliminare evidenziato che la disciplina del concordato semplificato di cui al D.L. n. 118/2021 è confluita nell’attuale art. 25–sexies del D.lgs. 12 gennaio 2019 n. 14 (Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza) in forza di quanto prescritto dall’art. 6 del D.lgs. 17 giugno 2022 n. 83.

La sentenza rimarca che il concordato semplificato si connota per alcune specifiche peculiarità che lo distinguono rispetto al concordato preventivo a partire dalle modalità di accesso alla procedura.

L’accesso non è infatti consentito in via diretta, ma solamente al termine del percorso di composizione negoziata.

Secondo quanto evidenziato dai Giudici di legittimità, è vero che la composizione negoziata esprime un istituto degiurisdizionalizzato di tipo essenzialmente negoziale e volontario.

Ciononostante si tratta di una circostanza che non interessa invece in termini analoghi il concordato semplificato.

Nella sentenza è chiarito che il concordato semplificato rientra nell’alveo delle procedure concorsuali e la possibilità di ricorrere a questo tipo di procedura è possibile solamente nel caso di esito negativo delle trattative di composizione.

E più precisamente il ricorso al procedimento di concordato semplificato è consentito quando l’esperto nella relazione finale dichiara che le trattative si sono svolte secondo correttezza e buona fede e che non sussistano soluzioni idonee al superamento della situazione di crisi o di insolvenza (ad esempio il contratto, la convenzione in moratoria o l’accordo con i creditori).

Per la Cassazione non è in discussione che la regolamentazione presenti in questo senso alcune specificità: per esempio la previa acquisizione da parte del Tribunale della relazione finale dell’esperto e la richiesta di un parere con riferimento ai presumibili risultati della liquidazione e alle garanzie; l’individuazione di un ausiliario in luogo della figura del commissario giudiziale e con compiti ridimensionati; la funzionalizzazione al contesto solo liquidatorio; la previsione di forme agevolative della definizione del procedimento, come la mancanza della fase di ammissione vera e propria; il non necessario rispetto di soglie minime di soddisfacimento dei creditori chirografari; la mancata previsione del voto dei creditori; la mancanza dell’attestatore e via seguitando.

Nella pronuncia viene però chiarito che nel Codice della crisi d’impresa il concordato semplificato è posto tra gli strumenti di regolazione della crisi e dell’insolvenza, essendo una delle procedure destinate ad attuare la liquidazione del patrimonio o delle attività che, a richiesta del debitore, possono essere precedute dalla composizione negoziata.

La Cassazione ha quindi affermato che il trasferimento del centro di interessi principali non rileva ai fini della competenza quando è intervenuto nell’anno antecedente al deposito della domanda di accesso a uno strumento di regolazione della crisi e dell’insolvenza o di apertura della liquidazione giudiziale (art. 28 del D.lgs. n. 14/2019).

La presunzione assoluta (art. 161, comma 1, L.F.) che, in caso di concordato preventivo, lo spostamento di sede nell’anno anteriore alla domanda abbia avuto luogo solo al fine di determinare la scelta del foro al quale sottoporre la procedura concorsuale, con sottrazione del Giudice naturale, è in conclusione pienamente estensibile al concordato semplificato secondo la versione soggetta al D.L. n. 118/2021.

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