L’ultimo Osservatorio di MutuiOnline.it segnala la forte crescita delle surroghe sui mutui, grazie alla riduzione delle rate registrata nelle ultime settimane. Un’opportunità da considerare con grande attenzione, anche alla luce della normativa riguardante i fringe benefit.
La spinta alle surroghe
Partendo dai dati, l’Osservatorio segnala che le surroghe nel primo trimestre del 2024 sono arrivate a valere il 34,3% di tutte le richieste, dodici punti in più rispetto al quarto trimestre dello scorso anno. In sostanza, chi aveva sottoscritto finanziamenti a tasso variabile, in molti casi ha trovato condizioni migliori con il tasso fisso. Merito soprattutto del calo registrato dai tassi nell’ultimo periodo, con il mercato che si è portato avanti in vista dell’allentamento monetario atteso nell’Eurozona dall’estate in avanti. Anche se le previsioni di un primo taglio a giugno negli ultimi giorni hanno perso un po’ di consistenza.
Le ricadute della surroga sui fringe benefit
Detto dei numeri, c’è un aspetto poco conosciuto, relativo alla legge di Bilancio 2024, che ha incluso le spese per l’affitto o per pagare gli interessi del mutuo (in entrambi i casi relativamente alla prima casa) tra i fringe benefit che i datori di lavoro posso concedere ai dipendenti. In entrambi i casi, la soglia di non imponibilità è fissata a mille euro per l’anno in corso, tetto che sale a 2 mila per i dipendenti con figli fiscalmente a carico.
A questo proposito va fatto un calcolo. Concorre alla formazione del reddito di lavoro dipendente la metà della differenza tra l’importo degli interessi calcolato al Tur (tasso ufficiale di riferimento) e gli interessi calcolati al tasso effettivamente praticato al dipendente sui prestiti. Anche se con una differenza: nel caso di mutui a tasso variabile viene preso in considerazione il Tur vigente alla data di scadenza di ciascuna rata, mentre per quelli a tasso fisso, l’indicatore è quello applicato alla data della concessione del finanziamento. Questo comporta che l’imponibile sia dato dalla metà della differenza tra gli interessi calcolati alla data di stipula del contratto di rinegoziazione o surroga del mutuo e gli interessi calcolati al tasso effettivamente praticato sui prestiti. Il calcolo probabilmente non è alla portata di tutti e la consulenza di un commercialista potrebbe risultare utile.
L’applicazione della ritenuta deve avvenire al pagamento delle singole rate del prestito, come indicato nel piano di ammortamento, salvo effettuare eventuali modifiche in sede di conguaglio.
Quindi, se il dipendente opta per il tasso fisso, non è più esposto agli effetti deleteri dei periodi con tassi crescenti, neppure sul piano fiscale (dato che resta come riferimento il Tur iniziale), al contrario di quanto è avvenuto in passato. Benefici sono previsti anche per chi ha sottoscritto il tasso variabile, dato che il riferimento alla data di scadenza di ciascuna rata anziché alla fine dell’anno per tutte le rate del medesimo anno mantiene tendenzialmente più contenuta la differenza degli importi relativi ai tassi da confrontare per il calcolo del benefit.
Nuovo calo per i tassi
Intanto continuano a migliorare le condizioni di accesso ai finanziamenti. Secondo l’ultimo Bollettino dell’Abi, il tasso medio sulle nuove operazioni per acquisto di abitazioni è sceso al 3,79% rispetto al 3,89% di febbraio e il confronto è ancora più interessante se fatto con dicembre, quando il tasso medio era stato del 4,42%.
Intanto comincia a calare anche il tasso medio sul totale dei prestiti, passato dal 4,80% al 4,79%. Una limatura soltanto, ma questo dato considera lo stock dei finanziamenti sottoscritti nel corso degli anni e quindi tende a muoversi – in una direzione, come nell’altra – molto lentamente.
Il rapporto dell’associazione rappresentativa delle banche operanti in Italia registra anche un calo sui tassi di mercato nei primi dieci giorni di aprile, a conferma che il trend è destinato a proseguire anche nelle prossime settimane.
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