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Tassi di interesse: riduzione nel 2024. Foto di Ibrahim Boran monete euro su Unsplash

Tassi di interesse: riduzione nel 2024. Foto di Ibrahim Boran monete euro su Unsplash

Febbraio ci accoglie con due buone notizie economiche collegate tra loro: la riduzione dell’inflazione intorno al 3% e un annunciato abbassamento dei tassi di interesse bancari. Il calo dell’inflazione stabilizzerà i mercati economici e la riduzione dei tassi di interesse, già comunicata dalle banche centrali (per la FED a partire da giugno 2024 e per la BCE con data da definirsi) genererà un’espansione economica.

Inflazione e tassi di interesse

Il rialzo dei tassi di interesse attuato dalle banche centrali nel 2022 è collegato all’aumento dell’inflazione. Nel 2022 si è avuta un’inflazione del 10% dovuta principalmente a due cause. La prima è stato il lockdown che ha bloccato la spedizione delle merci a livello mondiale. Terminata la contrazione globale causata da pandemia il commercio mondiale è ripartito, ma data la scarsità delle merci nei magazzini i prezzi si sono impennati.

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La seconda causa è stato il conflitto Russia-Ucraina. Con il blocco dell’importazione del gas russo, il suo prezzo è salito e, di conseguenza, c’è stato un rialzo del costo del petrolio. Con l’aumento del costo delle materie energetiche, le aziende produttrici hanno visto maggiorare i propri costi e i loro rincari si sono riversati sull’aumento dei prezzi dei beni al consumo. Il trasferimento dell’aumento dei costi dalle imprese ai consumatori ha determinato l’inflazione.

Le banche centrali contrastano l’inflazione

Per gli economisti la cosa peggiore che possa succedere per l’instabilità dei mercati è la crescita dell’inflazione, in quanto i salari dei dipendenti non aumentano con la stessa velocità. Con l’aumento dei prezzi, le famiglie riducono la domanda di beni. Le banche centrali, per garantire la stabilità dei mercati, intervengono combattendo l’inflazione con l’innalzamento dei tassi di interesse per riportarla al 2%, percentuale che garantisce la crescita economica nel tempo. Ciò vale sia per la FED (Federal Reserve Bank, la banca centrale USA) che per la BCE (Banca Centrale Europea), così come per la banca centrale inglese o giapponese.

Tutte le banche nazionali prendono a prestito il denaro dalle banche centrali. Le banche italiane prendono il prestito dalla BCE che ha un tasso di remunerazione di riferimento. Prima del 2022, questo tasso era a zero ma, a causa dell’inflazione, nel 2023 è progressivamente aumentato, salendo in Europa al 4%. La conseguenza per le banche nazionali è stata il rincaro del costo del denaro. Per rientrare nel guadagno, le banche nazionali hanno a loro volta alzato i tassi di interesse sia alle imprese che ai cittadini.

Effetti positivi della deflazione sui tassi di interesse

Stante gli elevati interessi, le imprese hanno evitato di prendere prestiti dalle banche bloccando investimenti ed occupazione. I cittadini che avevano contratto il mutuo a tasso variabile per l’acquisto della casa, hanno visto la rata aumentata e, trovandosi con meno liquidità, hanno ridotto la domanda di beni di consumo.

Per la legge basilare della domanda e dell’offerta, con la riduzione della domanda da parte di impresse e famiglie, i prezzi nell’Eurozona sono scesi con effetto deflattivo e il tasso di inflazione gradualmente si è ridotto: dal 10% nel 2022 al 5% nel  2023 stabilizzandosi al 3%, con una previsione deflattiva per la spesa delle famiglie prevista per quest’anno al +2,5%.

A gennaio 2024 l’indice per i mutui a tasso fisso a 20 anni si è attestato al 2,6%, mentre per i mutui a tasso variabile è su 3,93%. Con l’inflazione in discesa e il previsto abbassamento dei tassi, i mercati si ristabilizzeranno con effetti positivi sia per gli investimenti delle imprese che per i consumi dei cittadini. Secondo le stime ISTAT, l’occupazione nel 2024, misurata in termini di unità di lavoro (ULA), segnerà un aumento di +0,8%, in linea con l’aumento del PIL. Giocherà a favore anche la progressiva attuazione del piano di investimenti previsti nel PNRR.

 

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