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Come indicare il congedo parentale nel CV – Finsenas #finsubito prestito immediato


Il congedo parentale consente ai genitori di dedicarsi pienamente alla cura dei propri figli ed è uno strumento fondamentale per conciliare vita familiare e professionale, oltre che un diritto garantito dalla legge. Nel curriculum vitae, però, i congedi parentali hanno lo stesso valore? Oppure rischiano di apparire come ‘buchi’ di inattività lavorativa? Come indicarli nel CV, affinché non risultino penalizzanti? In questo articolo, troverai tutti i consigli che servono per rispondere a queste domande.

 

I congedi (parentale, di maternità e di paternità) sono un diritto

 

In Italia esistono diversi tipi di congedo, che si differenziano per durata, retribuzione, modalità di fruizione nonché per i beneficiari, che possono essere entrambi i genitori (congedo parentale), oppure soltanto la madre o il padre (congedo di maternità e di paternità).

Ciò che hanno in comune è che si tratta, in tutti e tre i casi, di periodi di astensione dal lavoro riconosciuti ai genitori per prendersi cura dei figli. Soprattutto, si tratta di diritti sanciti dalla legge: il testo principale di riferimento è il Decreto Legislativo 151/2001, noto anche come Testo Unico sulla maternità e paternità [1].

 

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Numeri e tendenze dei congedi parentali in Italia

In Italia, il ricorso al congedo parentale varia sensibilmente tra uomini e donne. Secondo i dati INPS [2] sono le madri a usufruirne in maniera preponderante con il 90% delle richieste totali.

Negli ultimi anni si è tuttavia osservato un progressivo aumento di richieste anche da parte dei padri, con un tasso di utilizzo che è passato dal 6% del 2015 al 13% del 2021.

Numeri ancora più significativi sul fronte del congedo di paternità per lavoratori dipendenti, introdotto in via sperimentale meno di 10 anni fa, le cui richieste sono addirittura triplicate tra il 2013 e il 2022, passando dal 20% circa a oltre il 64%. [3]

Questo fenomeno può essere letto come riflesso di una lenta, ma presente e tuttora in corso, evoluzione culturale, nonché di una maggiore attenzione al benessere familiare e alla condivisione delle responsabilità genitoriali.

Comunque sia, è bene intendere il congedo sul CV come esperienza comune a un numero crescente di professionisti, donne e anche uomini.

 

 

Congedi parentali nel CV: come appaiono ai recruiter?

Agli occhi di un recruiter hciamato a leggere velocemente un curriculum, come appare un congedo parentale? Può essere percepito come una semplice ‘assenza’ dal lavoro?

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Il modo giusto per rispondere a questa domanda consiste nel partire da due considerazioni molto pratiche:

  • chi si occupa di selezione del personale ha in genere pochissimo tempo (parliamo di secondi) per leggere i curricula dei candidati; di conseguenza, può capitare che la prima lettura di un CV tenga conto soltanto dei dati macroscopici;
  • nella cronologia delle esperienze lavorative, i periodi di attività tendono a saltare all’occhio, a prescindere dalle ragioni che li motivano.

Di conseguenza, il congedo può rischiare di apparire soltanto come un momento di sospensione dell’attività lavorativa. La buona notizia è che il modo per evitare questo rischio c’è ed è molto semplice da mettere in pratica. Basta compilare il curriculum avendo cura di seguire una serie di accorgimenti, come spieghiamo nei paragrafi seguenti.

Numeri e tendenze dei congedi parentali in Italia

Numeri e tendenze dei congedi parentali in Italia

Compilare un CV che valorizza ogni esperienza

 

Le ragioni che possono determinare la sospensione delle attività lavorative possono essere moltissime, e possono derivare da cause di forza maggiore, come licenziamenti o malattia, oppure da scelte personali, come la decisione di cambiare professione o, appunto, di concentrarsi sulla vita familiare.

 

Esplicitare le ragioni del ‘gap’

 

Il primo punto da tenere presente, quando si compila un curriculum, è che la trasparenza vince sempre: la strategia da seguire per compilare un CV efficace consiste nel riconoscere gli eventuali ‘gap’ ed esplicitarli, anziché ometterli.

Nella cronologia delle esperienze lavorative, in coincidenza del periodo di sospensione dell’attività, conviene perciò indicare ‘congedo parentale’ (o di maternità o paternità), così che quel segmento di tempo non appaia vuoto.

 

Le competenze di valore da evidenziare

 

Chi, meglio di una madre, sa gestire più compiti contemporaneamente, compartimentare il tempo e risolvere un problema dietro l’altro? Senza contare le capacità di organizzazione, la gestione delle priorità, la pazienza, la resilienza, l’empatia.

Si tratta a tutti gli effetti di competenze: trasversali, cioè applicabili a ogni ambito lavorativo, e di indubbio valore. Che l’esperienza di genitorialità le abbia sviluppate ex novo o implementate, meritano di essere evidenziate.

Molte aziende, per altro, promuovono apertamente il benessere personale e familiare, l’equilibrio tra vita privata e professionale, nonché un sistema valoriale legato al mondo della famiglia. L’esperienza di congedo, in questo senso, si pone di per sé come coerente rispetto a un tipo di cultura aziendale sempre più diffuso.

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Genitorialità ma non solo

 

Proprio per il fatto che il multi-tasking è una competenza obbligata di ogni genitore, è possibile che il congedo parentale abbia consentito di ritagliare del tempo per seguire dei corsi a distanza, seminari o workshop di formazione.

Se è così, vanno senz’altro segnalati, specificando l’utilità delle nuove conoscenze acquisite rispetto al proprio lavoro e obiettivi.

 

Valutare il CV funzionale

 

Se ritieni che i consigli finora suggeriti non si addicano al tuo contesto professionale, valuta la compilazione di un CV funzionale, e cioè un curriculum in cui le skill e le esperienze sono organizzate per aree di competenza, anziché in ordine cronologico.

Questa impostazione aiuta a mettere in primo piano le abilità che intendi valorizzare, anziché le date e i periodi di tempo che hanno occupato nel tuo percorso.

 

Ulteriori risorse

 

Il congedo parentale, in sostanza, non è affatto un punto debole da nascondere, bensì un potenziale punto di forza, da trattare in modo strategico come ogni altro aspetto del proprio percorso.

A questo proposito, chi voglia approfondire il discorso su come gestire i ‘buchi’ nel curriculum vitae, può proseguire leggendo tutti i consigli di Jobseeker.com dedicati all’argomento.

 

 

E il resto del CV? Attenzione alla struttura generale

 

I suggerimenti fin qui indicati non avranno nessun effetto se il curriculum ha un aspetto poco professionale, magari una grafica obsoleta e appare trascurato.

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Vale la pena ricordare che scorrevolezza e leggibilità sono i due must di qualsiasi CV, per qualsiasi settore, e che prima di concentrarsi su un singolo punto debole e correggerlo, com’è doveroso fare, bisogna verificare che la struttura generale funzioni.

Layout impeccabile, font ben leggibili, sezioni suddivise con criterio, sia grafico che logico, contenuti organizzati per rispondere esattamente alle richieste dell’annuncio di lavoro: all’interno di un impianto del genere, è possibile valorizzare ogni esperienza, ‘gap’ inclusi, come abbiamo appena visto.

Per concludere

 

I congedi parentali, di paternità o maternità sono diritti riconosciuti che ogni persona deve poter vivere in completa serenità.

Per evitare che il periodo di inattività lavorativa venga percepito in modo negativo, basta compilare il CV in modo strategico. Il che non significa omettere il dato: al contrario, significa esplicitarlo evidenziando al meglio i punti di forza che direttamente o indirettamente ne sono derivati. Il tutto all’interno di un curriculum vitae dall’aspetto professionale, ben leggibile e organizzato in modo ordinato e preciso.

 

 

 

Note:

[1] Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità, a norma dell’articolo 15 della legge 8 marzo 2000, n. 53

[2] INPS – Statistiche in breve: Prestazioni a sostegno della famiglia

[3] INPS: XXII rapporto annuale





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