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Un’iniezione da 12 milioni di euro dall’Europa a Torino. E in particolare PerMicro, prima società in Italia specializzata in microcredito, ovvero i prestiti per persone che altrimenti non avrebbero possibilità di ottenere finanziamenti dalle banche in maniera tradizionale. La linea di credito viene concessa dalla Banca di sviluppo del Consiglio d’Europa (CEB).

Nata nel 2007 su impulso di Fondazione Paideia, PerMicro conta adesso (insieme a Fondazione Crt e Compagnia di San Paolo) su Narval investimenti e rappresenta oggi l’interprete principale del mondo del microcredito. Fanno parte della squadra anche Banca Etica, Bnl Bnp Paribas, Banca Alpi Marittime ed Emil banca. Ma anche molte altre realtà. “Non sono stati anni facili, per tutto quello che è successo, non solo nel mondo economico – spiega Francesca Giubergia, consigliera di Narval –, ma PerMicro ha cambiato in meglio la vita di tante famiglie, di tante persone e ha aiutato a nascere molte aziende oggi attive“.

Aiutare chi non trova altri aiuti

In particolare, i prestiti possono esser concessi a start up o aziende con meno di 10 dipendenti e un fatturato inferiore ai due milioni all’anno. I prestiti hanno durata dai 24 ai 72 mesi senza la presenza di garanzie reali e almeno il 25% deve essere destinato ad attività femminili. Non sono ammessi settori vietati dal codice etico: tabacco, ma anche armi, scommesse o pornografia. Un’azione preziosa, per Torino, città che si trova al 23esimo posto in Italia per intermediazioni bancarie. E che si oppone alla diffusione dell’usura.

Il microcredito è uno strumento di civiltà e aiuta a inserirsi – spiega Andrea Limone, presidente di PerMicro – e permette di ridistribuire la ricchezza dando il tempo necessario per le persone che hanno bisogno di metterlo a frutto. Coinvolgiamo gli ultimi, dai migranti agli ex carcerati, e facciamo in modo di dare loro una possibilità di inserimento“. “Non vogliamo essere in contrapposizione alle banche, ma vogliamo far diventare i nostri clienti interlocutori futuri degli istituti di credito, come fossimo una porta d’accesso“.

Con il microcredito si fa inclusione sociale

Ci sono risorse per l’economia che non sono bancabili, nella società, ma sono altrettanto preziose – dice Carlo Monticelli, governatore della banca di sviluppo sociale del Consiglio d’Europa – e con il microcredito si mettono insieme testa e cuore. Io nel microcredito credo moltissimo: l’impegno personale può sostituire quel che normalmente chiedono le banche come asset, tra liquidità e storico bancario. Ci sono idee che non hanno questi strumenti e che vanno aiutate per generare inclusione sociale”. “Magari il prossimo prestito potrà essere ancora più consistente“, aggiunge.

I numeri dell’attività 

Dall’inizio della sua attività, la torinese PerMicro ha permesso di far diventare bancabili 6.335 persone che non lo erano, creando 2.452 posti di lavoro e aumentando le entrate statali di 111 milioni di euro. Al tempo stesso, si è ridotta la spesa pubblica di 17 milioni e ogni azienda ha creato circa 1,3 nuovi posti di lavoro.

L’Italia, nel suo insieme, mostra una domanda insoddisfatta di microcredito per circa 2 miliardi di euro all’anno. Circa il 15% del totale europeo. Nella sua attività PerMicro ha concesso 36.433 finanziamenti per quasi 290 milioni di euro: 5.378 a imprese e oltre 31mila alle famiglie.

Il Microcredito alternativa al fondo perduto

“L’Europa sembra capire che accanto a tecnologie ed energia c’è anche una transizione sociale e culturale da accompagnare – commenta Alberto Anfossi, segretario generale della Compagnia di San Paolo –. Per noi l’esperienza di PerMicro, insieme ad altre attività in questo mondo, è anche uno stimolo, un pungolo per un traguardo di sostenibilità non ancora raggiunto. Quello di creare un’alternativa al contributo a fondo perduto. Come fondazioni dobbiamo trovare una strada per aiutare non solo le piccole imprese, ma anche le famiglie ad avere garanzie“.

Apprezziamo molto efficienza ed efficacia di PerMicro – aggiunge Andrea Varese, segretario generale di Fondazione Crt –. A differenza delle banche, però, qui perdere un cliente è un dato positivo. Il microcredito permette di valorizzare i talenti di tutti coloro che rischiano di non affermarsi“.

 

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