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Rohan Dennis

È l’ultimo caso di celebre sportivo finito in disgrazia una volta terminata la carriera. Rohan Dennis, classe 1990, ex ciclista australiano due volte campione del mondo a cronometro e bronzo ai Giochi di Tokyo nella stessa specialità, rischia di passare molti anni in prigione. Dennis è infatti stato arrestato con l’accusa di omicidio volontario dopo aver investito con un pick-up la moglie Melissa Hoskins il 30 dicembre 2023. La donna, 32 anni, iridata nell’inseguimento a squadre con l’Australia nel 2015, è poi deceduta a seguito delle ferite riportate nell’ospedale di Adelaide. I due si erano sposati a Perth nel 2018 e avevano avuto due figli. Dennis è stato poi rilasciato su cauzione in attesa dell’udienza davanti alla corte di Adelaide.

Paul Gascoigne

È di qualche giorno fa la notizia di una sua lite fuori da un hotel di Bournemouth: un cliente della struttura lo ha riconosciuto ed è andato a prestargli soccorso, prima di definirlo «pieno di lividi. E fisicamente e mentalmente malconcio». Purtroppo questa è da tempo la condizione di Paul Gascoigne, ex calciatore di Tottenham e Lazio, uno dei più grandi talenti sprecati del calcio. Qualche tempo fa era stato aggredito in un vicolo, era finito in ospedale dopo la rissa in un hotel di Londra, ancora prima l’avevano visto inciampare uscendo da un taxi in accappatoio, con in mano una bottiglia di gin, il volto tumefatto con tagli a fronte, naso e labbro. Ubriaco fradicio. Sembrava essersi in parte ripreso, erano girate foto che lo ritraevano in condizioni migliori (QUI aveva salutato il principe Williams senza badare troppo all’etichetta), ma con Gascoigne i miglioramenti non durano mai a lungo.

Bradley Wiggins

Bradley Marc Wiggins, ciclista baronetto, è anche lui finito in difficoltà una volta chiusa la carriera. Vincitore di sei titoli Mondiali su pista, di cinque medaglie d’oro — e un argento e due bronzi — alle Olimpiadi (in quattro edizioni successive, tra Atene 2004 e Rio 2016), di un Mondiale su strada, detentore del record dell’ora e trionfatore in un Tour de France epico nel 2012, il britannico ha accumulato debiti milionari e ha dovuto mettere in vendita i suoi marchi, uno con il suo cognome e «Wiggo», dal suo soprannome. Rischia la bancarotta dopo essere passato attraverso una devastante lite con un amico-socio, le accuse di doping — ebbe un’esenzione medica per asma assumendo un testosterone normalmente non consentito, i russi non hanno mai gradito — e un ancora più doloroso divorzio dopo aver parlato dei problemi mentali della moglie (sarebbe bipolare e costretta a ricorrere a servizi di disintossicazione) Cath.

Madjer: 6 mesi di carcere in primo grado

È stato vincitore di una coppa dei Campioni da giocatore e allenatore della Nazionale di calcio del suo Paese. Ma il tribunale di Algeri lo ha condannato in primo grado di giudizio a 6 mesi di reclusione per false dichiarazioni. È questa la pena comminata a Rabah Madjer – vincitore della Coppa dei Campioni con il Porto nel 1987 grazie ad un suo gol di tacco contro il Bayern Monaco, che gli valse il soprannome «Il Tacco di Allah». Madjer è stato anche multato di 100 mila dinari (pari a 640 euro). Il tribunale lo ha invece assolto dalle accuse di frode, falsificazione, uso di un falsario e furto di identità. Il 2 giugno 2022, il tribunale di Algeri aveva chiesto 18 mesi per corruzione, nei confronti dell’ex calciatore. L’agenzia nazionale per l’editoria e la pubblicità (un ente governativo responsabile della distribuzione di annunci pubblicitari sui giornali), si era costituita parte civile contro l’ex calciatore, insieme a Ibrahim.M, uno dei suoi partner nel quotidiano Al-Balagh («L’annuncio»), di cui era proprietario durante l’epoca in cui il Paese era guidato dal defunto Abdelaziz Bouteflika.

Fredy Guarin, lacrime dal carcere

Fredy Guarin, ex centrocampista dell’Inter, non ha trascorso particolarmente bene l’ultimo periodo. Ad aprile 2021 è stato arrestato, e poi condannato, per violenza domestica: una rissa, ubriaco, in casa contro i suoi genitori. Nel settembre 2022, dal carcere, ha scritto di essere pentito. E ha girato un videoselfie spiegando: «Queste lacrime sono quelle di un uomo pieno di peccati, errori, vizi. Dio mi ha già perdonato e io mi sono perdonato.Non è mai troppo tardi per cambiare».

Boris Becker: 8 mesi in carcere

Il celebre ex tennista Boris Becker è stato condannato per bancarotta fraudolenta a due anni e mezzo di carcere dal tribunale di Southwark, sud di Londra. È stato ritenuto colpevole per quattro dei 24 reati fiscali per cui era finito sotto processo, nato per prestiti mai ripagati alla banca privata Arbuthnot Latham (3,6 milioni di euro) e a un uomo d’affari inglese (altri 1,6 milioni). Non solo: non ha dichiarato una proprietà immobiliare in Germania e, per nascondere denaro ai creditori, lo ha trasferito su conti di altre persone, nella maggior parte dei casi familiari. Dopo aver scontato 8 mesi della pena in carcere, a dicembre del 2022 è stato estradato in Germania in libertà vigilata. Poi, è diventato allenatore di Holger Rune.

Benjamin Mendy

Benjamin Mendy, terzino francese del Manchester City , classe 1994, era titolare fisso nella formazione allenata da Pep Guardiola, con 10 presenze in Nazionale, quando la sua carriera ha subito un repentino stop a causa di quattro accuse per stupro e una per violenza sessuale per fatti avvenuti Cheshire tra l’ottobre 2020 e l’agosto 2021, le vittime sarebbero tre ragazze di età superiore ai 16 anni. Messo in custodia cautelare dalla giustizia inglese, ha affrontato l’udienza preliminare. E’ rimasto in carcere per 5 mesi prima di essere assolto.

Vincenzo Iaquinta

Da campione del mondo nel 2006 alla condanna definitiva a due anni di reclusione. E’ la triste storia di Vincenzo Iaquinta che conquisto in Germania il titolo con l’Italia di Marcello Lippi, ma terminata la carriera è stato investito dai guai giudiziari che hanno coinvolto la sua famiglia. Imputato per reati relativi al possesso di armi finite nelle mani del padre che non le poteva detenere è stato condannato nell’ambito di Aemilia, il più grande processo mai celebrato nel Nord Italia contro la `ndrangheta.

Arantxa Sanchez

C’era una volta una regina del tennis. Quattro titoli del grande Slam vinti in carriera, ex numero uno del ranking mondiale, Arantxa Sanchez, spagnola, classe 1971, è passata dal successo ai debiti e non solo. I suoi guai finanziari riguardano sette milioni di euro che la banca del Lussemburgo le chiede dal 2011. Minacciando di farla finire in carcere. Tutto perché ai tempi della gloria tennistica spostò la residenza ad Andorra per pagare meno tasse. Accertato l’illecito il fisco spagnolo le impose il pagamento di 3,5 milioni di euro. Lei decise di intraprendere una battaglia legale, persa, che fece innalzare il debito a 5,2 milioni di euro. Un buco coperto dal Banco de Sabadell e dalla Banca del Lussemburgo. Intanto lei si trasferì a Miami e da allora le banche creditrici la inseguono. Basta? No, il marito l’ha lasciata, ha chiesto il divorzio, le avrebbe portato via tutti i trofei vinti e ha chiesto anche la custodia dei due figli sostenendo che non sia in grado di fare la madre.

Sulley Muntari

Ai poliziotti che l’hanno fermato al valico di frontiera tra Italia e Svizzera ha detto semplicemente: «Sto attraversando un momento difficile, ma sistemerò tutto al più presto». Questo non ha impedito agli agenti di sequestrargli il mezzo, un Suv dal valore di 150mila euro, per alcune rate di noleggio non pagate. Il centrocampista ghanese, 33 anni, ex di Inter e Milan in un passato non troppo lontano sembra essere passato anche lui dalle stelle alle stalle.

Emerson Fittipaldi

Emerson Fittipaldi, due volte iridato di F1 (1972 e 1974), nonché trionfatore in due edizioni della 500 Miglia di Indianapolis (1989 e 1993), ha problemi economici. Tanto che le autorità gli hanno sequestrato trofei e auto da corsa dal suo museo personale. Classe 1946, bicampione del mondo, al momento è braccato dai creditori.

Garrincha

La sua è la storia forse più nota. Una parabola esistenziale incredibile. Secondo molti, è stato la più grande ala destra della storia del calcio. Un fuoriclasse assoluto, un campione del dribbling anche per via di una gamba sinistra più corta della destra di sei centimetri. Morì solo, senza un soldo e alcolizzato, a 49 anni. Lo scrittore uruguaiano Eduardo Galeano scrisse: «Non fu un vincitore, fu un perdente con fortuna».

John Charles

Il «Gigante buono», l’ex centravanti della Juventus, nel 1988, finì addirittura in carcere, e fu rilasciato su cauzione, per morosità nell’affitto della sua casa ad Huddersfield, in Inghilterra. Qualche tempo prima il gallese, in bianconero tra il 1957 e il 1962,aveva cercato fortuna come allenatore delle giovanili in Canada, invano. Subito dopo il ritiro aveva investito in un pub, non ottenendo grande successo. È morto nel 2004: negli ultimi anni gravi problemi di salute e alcune speculazioni sbagliate ne avevano aggravato le difficoltà economiche. Ad aiutarlo era intervenuto il suo amico Giampiero Boniperti.

Mike Tyson

Dopo aver guadagnato in carriera oltre 400 milioni di dollari, il pugile li ha sperperati in case di lusso, automobili e “cuccioli” come la sua tigre domestica. Nel 2003, dovendo tra l’altro nove milioni all’ex moglie, 13 al Fisco americano e 4 a quello inglese, dichiarò bancarotta.

Evander Holyfield

Non se l’è passata troppo bene nemmeno il grande rivale di Tyson, Evander Holyfield: nonostante gli sponsor, un videogioco e una casa discografica con il suo soprannome, «Real Deal», una catena di ristoranti (con lo stesso nome) e le numerose apparizioni in tv e sul grande schermo, balletto compreso, nel 2012 ha dichiarato fallimento mettendo all’asta diversi memorabilia. La ragione? I figli. Ne ha messi al mondo 11.

Bjorn Borg

Ben 11 titoli del Grande Slam tra il 1974 e il 1981, ex numero uno del tennis mondiale. Guadagnava milioni ogni anno. Ma, lasciati i campi da tennis, lo svedese si è smarrito dandosi alle droghe. Qualcuno parlò anche di un tentato suicidio nel 1989, circostanza sempre smentita dall’interessato che parla, invece, di intossicazione alimentare seguita da un paio di sonniferi. Una serie infinita di donne, delle quali una lo inguaiò perché trovata in possesso di cocaina. Tentò una linea di abbigliamento, non gli andò bene. Adesso gestisce una linea di intimo e un sito internet per il dating.

Marion Jones

Campionessa mondiale dei 100 metri a fine anni Novanta, costretta a un ritiro per lo scandalo dell’industria farmaceutica Balco (fu accusata di usare almeno cinque diverse sostanze illegali), trovata positiva all’antidoping per Epo nel 2006, si è vista cancellare i risultati 2000-2004 (cioè cinque medaglie olimpiche, due ori mondiali nei 200 e 4×100) e si è trovata a dover restituire anche i premi in denaro (circa un milione di dollari). Nel 2008 è stata condannata a sei mesi di carcere e ai lavori socialmente utili per aver mentito a un giudice riguardo all’uso di sostanze dopanti. In seguito si è dedicata al basket, giocando anche in Wnba, ma finendo licenziata da Tulsa.

Andy Brehme

In Italia i tifosi lo ricordano come una delle principali stelle dell’Inter dei record. La sorte non sorride più ad Andreas Brehme, ex terzino sinistro nerazzurro e campione del mondo con la Germania a Italia ‘90 (suo fu il gol su rigore che permise alla squadra teutonica di battere l’Argentina di Maradona). Negli anni ha accumulato una montagna di debiti. A fine 2014 l’ex collega Oliver Straube per dargli una mano gli propose un impiego come inserviente in un’impresa di pulizie

Vin Baker

Ex cestista dei Celtics, Knicks e in Nba per 13 anni, medaglia d’oro ai Giochi Olimpici di Sydney 2000, nel 1998 aveva ammesso i suoi problemi di dipendenza dall’alcool. Da quell’anno in avanti la sua carriera è declinata. Ora lavora dietro a un bancone di Starbucks.

Gilbert Bodart

Era un mito, per i tifosi del Brescia. Due stagioni fra il 1998 e il 2000, poi il passaggio al Ravenna. Con la nazionale belga 12 presenze tra il 1986 e il 1995: potevano essere di più, ma davanti c’erano Pfaff e Preud’homme. Poi, qualche scelta sbagliata e i problemi finanziari. Il momento più buio nel 2008, quando finisce al fresco per una rapina nei pressi delle Grotte di Han. Passa qualche mese in carcere, poi esce e lavora come cameriere in un bistrot di Huy. «Ho passato momenti terribili – ha detto – ma non sbaglio più: nella vita si deve sempre guardare avanti».

Scottie Pippen

La stima è di 120 milioni di dollari smarriti. Di cui 4 spesi per un aereo Gulfstream che non poteva volare, più uno per ripararlo. Altri pessimi investimenti della stella dei Bulls lo hanno mandato in bancarotta. E nel 2013 ha persino perso la causa contro i media con i quali sosteneva di non essere in bancarotta.

Joachim Fernandez

Descritto come il «nuovo Desailly», Joachim Fernandez, centrocampista senegalese che passò per il Monza e venne acquistato dal Milan senza mai giocare, è stato trovato morto di freddo, a 43 anni in un hangar abbandonato vicino Parigi. Da tempo viveva come un clochard.

Maurizio Schillaci

Questa no, questa non è una storia nota. È quella di Maurizio Schillaci, «l’altro Schillaci», secondo qualcuno ben più forte del cugino Totò, il re delle Notti Magiche di Italia ’90. Cresce nelle giovanili del Palermo, arriva a Licata voluto da Zeman allenatore e segna 22 gol in 66 partite. Trequartista di gran tecnica ma con poca testa, lo prende la Lazio in B, ma gioca poco per un infortunio al tendine, quindi passa al Messina con suo cugino. Ma la sua storia calcistica è destinata a finire presto. Per colpa soprattutto della droga: prima la cocaina, poi l’eroina. Oggi fa il clochard a Palermo. Nel 2014 è uscito un film su di lui, dal titolo «Fuorigioco».

Diego Mendieta

Una storia assurda, la sua. Perché Diego Mendieta, calciatore professionista paraguaiano nel dicembre 2012 è morto a soli 32 anni perché non poteva permettersi di pagare le cure sanitarie necessarie dopo aver contratto una malattia. La sua ultima squadra, il Persis Solo, in Indonesia, non gli aveva pagato gli ultimi quattro mesi di stipendio.

Sheryl Swoopes

Tre ori olimpici. Uno mondiale (con due bronzi), la cestista americana (tra le prime a fare coming out) entrata da pochi giorni nella Hall of Fame , nel 2013 ha ammesso di avere grossi guai finanziari:la stella delle Houston Comets fuori dal parquet non si è rivelata saggia negli investimenti e nelle spese, al punto da aver perso tutte le sue memorabilia perché non poteva permettersi di pagare 300 dollari di affitto dello spazio in un magazzino. Decine i milioni persi.

Derrick Coleman

L’ex 76ers dopo il ritiro ha investito in diverse proprietà immobiliari e ditte nella città di Detroit, pesantemente colpita dalla crisi del mondo dell’auto. Non è andata come si aspettava, e nel 2010 è andato in bancarotta con debiti per oltre 4 milioni a 99 diversi creditori. La sua casa in una ricca cittadina del New Jersey è finita all’asta.

Roberto Tavola

«Prima i giornali li facevo vendere, ora li vendo». Parola di Roberto Tavola, ex centrocampista della Juventus: a diciotto anni esordì in B, quattro anni dopo passò alla Juventus con cui conquistò due scudetti e una coppa delle Coppe. Poi, la discesa. A 27 anni scende in serie C e a trenta decide di lasciare. Dopo alcuni investimenti sbagliati (negozi di abbigliamento andati male) oggi ha 66 anni e si sveglia ogni mattina alle 5 per consegnare i giornali. La ricchezza è solo un ricordo. Ma, a differenza di molti altri giocatori di questa squadra, a lui non è andata poi così male.

Fabio Macellari

Ha giocato nell’Inter, anche se per poco: 11 presenze nella maledetta stagione 2000/01. Poi Lecce, Cagliari, Bologna. Poi un infortunio grave. «Da lì per debolezza o sconforto ho cominciato a fare ciò che un calciatore non dovrebbe – raccontò a Sky – Stare sveglio fino a tardi, usare cose che non si devono usare, la droga, la discesa fu velocissima perché non sei più lucido quando fai certe cose». Ne è uscito. Tornato per un certo periodo a Bobbio a vivere con la sua famiglia, ha lavorato come taglialegna. Nel dicembre 2015 diventa allenatore del Seulo 2010, in Prima Categoria sarda.

George Best

Pallone d’oro 1968, il «Quinto Beatle», un talento immenso. Ma un motto chiaro come il suo destino: «Ho speso molti soldi per alcool, donne e macchine veloci. Il resto l’ho sperperato». È morto nel 2005 per le conseguenze del suo alcolismo.

Müller

Luiz Antônio Correia da Costa noto come Müller in Italia ha giocato col Torino (1988-1991) e col Perugia (1997), più 56 presenze con 12 gol in Nazionale, con la quale è stato campione del mondo a Usa 1994. Abbastanza insomma per garantirsi una vita agiata anche una volta appesi gli scarpini al chiodo. Non è andata così. Da calciatore girava in Ferrari, poi è arrivato a chiedere spiccioli agli amici. Un giorno ha mollato moglie e famiglia, si è messo con una 17enne, ha avuto una crisi mistica, è diventato pastore evangelico. Oggi sta meglio: è tornato addirittura a giocare, con il Florianopolis, quarta serie paulista, più per fare pubblicità alla squadra che per guadagnare qualcosa. «Tante persone mi hanno aiutato — ha detto — ora voglio essere io ad aiutare il prossimo»

 

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