Tra due giorni prende il via in Azerbaijan la COP29 sul clima, che dovrà decidere anche come sostenere finanziariamente lo sforzo globale per affrontare e contrastare (soprattutto nei Paesi più vulnerabili e con meno risorse) l’emergenza climatica. Quell’emergenza che, a differenza del passato, non colpisce più solo Paesi distanti dai nostri radar, come il Pakistan, ma è arrivata in casa nostra, dall’Emilia Romana a Valencia. E parliamo di uno sforzo finanziario ciclopico. Sul quale qualche giorno fa ha puntato i riflettori l’”Adaptation Gap Report 2024” dell’Unep, il programma dell’Onu per l’ambiente.
“La catastrofe climatica sta colpendo la salute, ampliando le disuguaglianze, danneggiando lo sviluppo sostenibile e scuotendo le fondamenta della pace”, ha dichiarato il Segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres in un messaggio video. “I più colpiti sono i vulnerabili. E i contribuenti stanno pagando il conto. Mentre i fornitori di tutta questa distruzione – in particolare l’industria dei combustibili fossili – raccolgono enormi profitti e sussidi”. E siccome siamo tutti nella stessa barca ma alcuni possono permettersi un salvagente, altri no, Guterres aggiunge: “Abbiamo bisogno che i Paesi sviluppati raddoppino i finanziamenti per l’adattamento ad almeno 40 miliardi di dollari all’anno entro il 2025 – un passo importante per colmare il divario finanziario” tra i fondi messi a disposizione e quelli necessari perché tutti sappiano difendersi al meglio dagli eventi estremi: “Dobbiamo sbloccare un nuovo obiettivo di finanziamento per il clima alla COP29“, ha aggiunto.
Attualmente, i finanziamenti per l’adattamento sono ben al di sotto del necessario: nonostante un aumento a 28 miliardi di dollari nel 2022, il divario stimato rimane ampio, tra 187 e 359 miliardi di dollari.
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COP29, gradi centigradi e miliardi di dollari
EconomiaCircolare.com ha raccontato come la COP che prende il via lunedì a Baku sarà focalizzata sui finanziamenti in sostengo dei Paesi più vulnerabili: sul quanto ma anche sul come (soldi a fondo perduto? prestiti?). Mentre gli impatti climatici si intensificano, le popolazioni più vulnerabili sono infatti le prime a soffrire. L’UNEP, attraverso l’”Adaptation Gap Report 2024″, sollecita un rapido aumento degli sforzi per l’adattamento al cambiamento climatico, con un focus particolare sui finanziamenti che dovranno essere discussi alla COP29.
Nonostante l’incremento dei flussi di finanziamento pubblico per l’adattamento ai Paesi meno industrializzati, passati da 22 miliardi di dollari nel 2021 a 28 miliardi nel 2022, questi sono ancora insufficienti per rispondere all’attuale gap di finanziamento stimato tra 187 e 359 miliardi di dollari all’anno, afferma l’UNEP: anche raddoppiando l’impegno attuale, il divario si ridurrebbe solo del 5%.
Il divario tra le risorse disponibili e quelle necessarie è una delle sfide principali. Il rapporto sottolinea che i finanziamenti attuali non coprono che una minima parte dei bisogni: il gap di adattamento continua ad ampliarsi e richiede un impegno collettivo e fondi innovativi. Per risolvere la situazione, COP29 intende definire un nuovo obiettivo di finanziamento collettivo che non sia solo simbolico, ma effettivamente realizzabile, e che includa il rafforzamento delle capacità e il trasferimento di tecnologie.
Colmare il divario finanziario dell’adattamento, secondo l’UNEP richiede strumenti e approcci nuovi: assicurazioni legate al rischio, obbligazioni per la resilienza e finanziamenti per servizi ecosistemici. Questi strumenti possono facilitare il coinvolgimento del settore privato, riducendo i rischi con finanziamenti pubblici e favorendo l’adozione di piani di transizione. Inoltre, anche riforme delle istituzioni finanziarie internazionali potrebbero sostenere un flusso di fondi maggiore e più mirato, cruciale per un approccio adattivo più strategico e proattivo.
“Il cambiamento climatico sta già devastando le comunità di tutto il mondo, in particolare quelle più povere e vulnerabili. Tempeste impetuose stanno spianando le case, gli incendi selvaggi stanno spazzando via le foreste e il degrado dei terreni e la siccità stanno degradando i paesaggi”, ha dichiarato Inger Andersen, direttrice esecutiva dell’UNEP. “Le persone, i loro mezzi di sostentamento e la natura da cui dipendono sono in pericolo a causa delle conseguenze dei cambiamenti climatici. Se non agiamo. questa sarà un’anticipazione di ciò che ci riserva il futuro e del perché non ci sono scuse per il mondo che non si occupi seriamente di adattamento, ora”.
Adattamento: pianificazione e risorse
Le temperature globali si avvicinano pericolosamente alla soglia di 1,5°C: secondo il sistema europeo Copernicus, il 2024 “è stato il primo anno in cui ogni giorno ha superato di 1°C il livello preindustriale. Quasi la metà dei giorni ha superato di oltre 1,5°C il livello preindustriale e due giorni sono stati, per la prima volta, più caldi di 2°C”. La COP29 rappresenta dunque una tappa cruciale per ridefinire le strategie d’adattamento e per intensificare i contributi nei piani di azione nazionale.
L’UNEP segnala progressi significativi nella pianificazione, con l’87% dei Paesi (171) che ha adottato almeno un piano di adattamento. Tuttavia, l’efficacia di questi piani varia, specialmente per i Paesi più poveri. In alcuni casi, i fondi destinati all’adattamento non riescono a garantire risultati sostenibili a lungo termine, e solo la metà dei progetti finanziati si dimostra pienamente adeguata. Anche per i paesi che stanno implementando piani nazionali, la rapidità e la scala delle azioni rimangono insufficienti rispetto ai crescenti rischi climatici.
Secondo il rapporto, poi, l’implementazione delle azioni di adattamento richiede un miglioramento delle competenze e delle infrastrutture tecnologiche nei paesi vulnerabili.
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