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L’oblio oncologico è legge. Lo scorso agosto la Camera dei Deputati aveva pronunciato il primo sì. Ieri è arrivato il via libera del Senato. Chi è stato malato di tumore e ha concluso le cure da più di dieci anni non sarà tenuto a definirsi malato oncologico. E non dovrà comunicarlo né per stipulare un contratto di assicurazione, né per accendere un mutuo, né per fare richiesta di adozione di un bambino. Sarà libero di non dirlo nemmeno al nuovo datore di lavoro. In sostanza, tutta la sua vita «burocratica» sarà ripulita da moduli in cui è stato obbligato a barrare la casella sui precedenti oncologici. Le terapie, le diagnosi, il dolore, la paura resteranno solo un ricordo. Intimo, da non comunicare «per legge».

Il provvedimento, approvato all’unanimità, entrerà in vigore dopo la pubblicazione in Gazzetta ufficiale, e allineerà l’Italia ad altri Paesi europei dove il diritto all’oblio è già in vigore: Francia, Lussemburgo, Belgio, Olanda, Portogallo Spagna e Romania. «Si tratta di una battaglia di civiltà che segna la fine di troppe discriminazioni subite finora dai cittadini guariti dal cancro. Siamo orgogliosi di aver contribuito a questo importante risultato» commenta Francesco Perrone, presidente dell’associazione italiana di Oncologia Medica (Aiom).

La legge prevede anche il divieto di richiedere informazioni su una pregressa patologia oncologica dopo 10 anni dal termine dei trattamenti in assenza di recidiva di malattia. Per i pazienti in cui la diagnosi sia antecedente ai 21 anni, questo limite è ridotto a 5 anni. «La legge non tutela solo nei rapporti con banche e assicurazioni ma anche in sede concorsuale, qualora sia prevista un’idoneità fisica e nell’ambito dei procedimenti di adozione. È, pertanto, una legge più avanzata rispetto a quanto stabilito in altri Stati che hanno già adottato norme su questo tema» commenta l’Aiom.

È inoltre previsto che, con procedure da definire attraverso un tavolo tecnico del Ministero della Salute, vengano istituite tabelle che consentano di ridurre ulteriormente i tempi in base alla differente patologia oncologica.

«Siamo pronti a collaborare con le istituzioni – annunciano gli oncologi – per definire le tabelle e rendere subito operativa nei dettagli la nuova norma» spiegano Saverio Cinieri (presidente Fondazione Aiom) e Giordano Beretta (past president).

La legge interessa una larga, larghissima fetta della popolazione. Sono 3,6 milioni le persone sopravvissute a una diagnosi di cancro. Almeno un paziente su quattro – un milione di persone – può considerarsi del tutto guarito. Ovviamente anche i malati oncologici vengono e verranno garantiti nei loro diritti, sia durante sia dopo le terapie. La disabilità oncologica è tutelata per eliminare gli ostacoli che impediscono inclusione sociale e lavorativa.

Viene rimessa a un decreto del ministro del Lavoro e

delle Politiche sociali, la promozione di specifiche politiche attive per assicurare, a ogni persona che sia stata affetta da una patologia oncologica, uguaglianza di opportunità lavorative, di carriera e di retribuzione.

 

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