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Acquisizione o fabbrica nuova? Quello che conta è la qualità delle istituzioni #finsubito prestito immediato – richiedi informazioni –


Aumenta la diffidenza verso le acquisizioni di aziende da parte di imprese straniere. Ai governi nazionali e regionali spetta il non semplice compito di creare un ambiente favorevole agli investimenti, proteggendo al contempo le comunità locali.

Una crescente diffidenza verso le acquisizioni

In un mondo così incerto, cresce l’inquietudine dei governi riguardo alle acquisizioni di imprese nazionali da parte di imprese straniere. Anche se il numero di operazioni non è aumentato molto nell’ultimo decennio, si è diffusa la percezione che non portino benefici reali all’economia. Si teme che la proprietà straniera acquisti un potere eccessivo, porti via posti di lavoro e chiuda stabilimenti senza creare valore nuovo, riduca la competizione.

Non è solo una questione economica: ci sono anche timori per le conseguenze sociali e politiche che le acquisizioni straniere potrebbero avere in settori chiave come trasporti, comunicazioni e infrastrutture. Le crescenti preoccupazioni per la sicurezza nazionale in merito alle attività straniere hanno alimentato la diffidenza dei governi verso le acquisizioni, in particolare da parte di multinazionali provenienti da paesi emergenti (specialmente la Cina).

Molti paesi, inclusi quelli dell’Unione europea e del Regno Unito, rendono perciò più difficile per le imprese straniere acquisire aziende nazionali, a partire da settori strategici come l’alta tecnologia e le energie rinnovabili, concedendo ai governi maggiore potere per valutare le operazioni e garantire che non rappresentino un rischio per la sicurezza nazionale.

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Un rapporto pubblicato dalla Commissione europea il 17 ottobre 2024 rivela che “il numero di notifiche al meccanismo di cooperazione dell’Ue è aumentato del 18 per cento da quando il quadro normativo dell’Ue è stato istituito nel 2020”. Ciò riflette un aumento dei timori riguardo ai rischi per la sicurezza legati agli investimenti da paesi terzi. Il documento sottolinea “il crescente livello di attenzione riservato ai rischi che certi investimenti da paesi terzi possono rappresentare per la sicurezza o l’ordine pubblico nell’Ue e/o per progetti e programmi di interesse comune”.

Sul fronte opposto, i governi di tutto il mondo sono impegnati a sostenere la creazione di nuove imprese – attraverso investimenti di tipo “greenfield”. Questi progetti sono considerati potenti motori di crescita economica, capaci di assicurare nuovi posti di lavoro, tecnologie avanzate e idee innovative, cruciali per stimolare la ripresa economica, soprattutto dopo periodi di recessione.

Perché la qualità istituzionale fa la differenza

Un recente studio analizza come le grandi multinazionali, nella lista Forbes Global 2000, investano in Europa, scegliendo tra l’acquisizione di imprese esistenti e la creazione di nuove aziende, e offre nuove prospettive sul tema. Il lavoro esamina le decisioni di investimento delle multinazionali a livello sub-nazionale, per comprendere in modo approfondito i fattori che influenzano la scelta di investire in aree specifiche.

Quando una multinazionale valuta se acquistare un’impresa già esistente o costruirne una nuova da zero, considera diversi fattori, tra cui la qualità delle istituzioni locali e il potenziale innovativo dell’economia ospitante (o della regione sub-nazionale). Le imprese preferiscono spesso acquisire aziende esistenti in regioni con istituzioni più forti e innovative, per ridurre il rischio legato all’avvio di nuove attività.

Ma c’è di più. Lo studio dimostra che le aziende più innovative e performanti scelgono regioni con istituzioni solide e alta capacità innovativa anche quando si tratta di nuovi investimenti greenfield. Infatti, istituzioni forti attraggono più investimenti stranieri, rendendo il mercato più competitivo e, al tempo stesso, spingendo le aziende migliori a investimenti greenfield nella regione, un vantaggio di lungo termine per le economie ospitanti.

Il ruolo delle agenzie di promozione degli investimenti

Cosa significa tutto questo per i responsabili delle politiche? Lo studio evidenzia l’importanza di comprendere come le multinazionali operino e interagiscano con l’ambiente locale. Più che concentrarsi solo su politiche nazionali, è fondamentale considerare le caratteristiche specifiche di ciascuna regione. Creare un ambiente locale con infrastrutture adeguate, lavoratori qualificati e un quadro normativo e amministrativo favorevole permette di attrarre investimenti di alta qualità. Questo può rompere il ciclo che blocca le regioni meno sviluppate in investimenti di bassa qualità, che non portano a crescita sostenibile nel lungo termine.

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Sebbene la competizione per gli investimenti esteri sia forte, ogni regione può adottare misure per migliorare la propria attrattività. Molti paesi hanno istituzioni chiamate Agenzie di promozione degli investimenti (Ipa) a livello sia nazionale sia locale, per attirare investimenti stranieri. Un recente studio dimostra che le Ipa locali, che lavorano direttamente con le imprese di una regione, sono particolarmente efficaci nell’attrarre investimenti greenfield, specialmente nelle aree meno sviluppate. Le Ipa forniscono supporto e informazioni alle aziende, facilitando l’investimento e la creazione di nuovi posti di lavoro. Anche questo è un indicatore dell’importanza delle condizioni locali: migliorando l’ambiente locale, le regioni possono attrarre gli investimenti giusti e influenzare il modo in cui le imprese operano, con benefici per lo sviluppo economico locale.

Investimenti stranieri di qualità per uno sviluppo sostenibile

Gli investimenti esteri sono certamente importanti, ma non costituiscono una soluzione miracolosa per lo sviluppo economico, soprattutto nelle aree meno sviluppate. L’arrivo di una grande multinazionale non garantisce automaticamente posti di lavoro o prosperità. Vi sono molti esempi di investitori esteri che aprono fabbriche con basse competenze e bassi salari in aree svantaggiate, senza un reale contributo all’economia locale. Attrarre il “giusto” tipo di investimenti, quelli che creano posti di lavoro qualificati e benefici per la comunità, è un obiettivo complesso. Comprendere le ragioni per cui alcune imprese scelgono di costruire nuove fabbriche, mentre altre preferiscono acquisire imprese esistenti può aiutare i governi a progettare politiche migliori, sia a livello nazionale che locale, per attrarre investimenti che apportino reali vantaggi alle comunità e favoriscano uno sviluppo sostenibile.

È quindi fondamentale considerare il quadro generale. Se è comprensibile che i paesi vogliano proteggere i propri interessi limitando le acquisizioni straniere, specialmente in settori strategici, è importante anche valutare i potenziali svantaggi. Politiche che mirano a bloccare le acquisizioni straniere potrebbero danneggiare le regioni più sviluppate, che spesso contano su queste operazioni per connettersi ai mercati globali e accedere a nuove idee e tecnologie. Tuttavia, potrebbe anche rappresentare un’opportunità per le regioni meno sviluppate con istituzioni solide e un buon potenziale di crescita. Se per le multinazionali diventa più difficile acquisire imprese esistenti, potrebbero essere più interessate a costruirne di nuove in regioni con un ambiente favorevole. In definitiva, trovare il giusto equilibrio tra la protezione degli interessi nazionali e l’attrazione di investimenti stranieri richiede una riflessione accurata e la volontà di adattare le politiche alle esigenze specifiche di ogni regione.

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Vito Amendolagine

Professore Associato presso l’Università di Foggia. Ha ottenuto un PhD in Economics alla University of Glasgow e un Dottorato in Teorie e Metodi delle Scelte Individuali e Collettive all’Università degli Studi di Bari.

Riccardo Crescenzi

Riccardo Crescenzi è Professore Ordinario di Economic Geography alla London School of Economics e European Research Council (ERC) Grant Holder. E’ stato Visiting Scholar alla University of California Los Angeles (UCLA) e alla Kennedy School of Government, Harvard University. Ha svolto attività di consulenza per varie istituzioni internazionali tra cui la Commissione Europea, il Parlamento Europeo, la BEI, l’OECD e la IADB. Si occupa di sviluppo economico regionale, innovazione, imprese multinazionali e valutazione delle politiche dell’Unione Europea.

Roberta Rabellotti

Roberta Rabellotti MSc alla University of Oxford e PhD all’Institute of Development Studies, University of Sussex. Professoressa ordinaria di Economia Politica presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Pavia. Lavora come consulente per organizzazioni internazionali come UNCTAD, OECD, IADB.



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