La questione dell’immigrazione, che molti titolerebbero con la parola “problema”, rappresenta un magnifico paravento ideologico, dietro il quale è facile nascondere la propria nudità sociale e mettersi addosso abiti presi in prestito dal grande magazzino del senso comune
Lo scorso 9 novembre, in occasione della presentazione del report Caritas-Migrantes, si è scelto di focalizzarci su un elemento di intersezione: quello dei dati provinciali della scuola.
È emerso che solo il 3% degli studenti è di nazionalità straniera.
È bastato, dunque, questo solo riferimento a demistificare la grande ed incontenibile paura circa la presenza “massiva” e “incontrollata” dei pericolosi immigrati sul nostro territorio. La presenza massiva e incontrollata, semmai, riguarda il restante 97%, costituito dai “nostri” studenti, quelli bianchi e buoni, che però spesso non concludono gli studi e, se li concludono, molte volte non li completano con un percorso accademico universitario; e se, per caso, si iscrivono all’università e conseguono una laurea, in molti casi espatriano in massa.
È bastato un semplice dato per passare dalla questione dell’immigrazione al problema dell’emigrazione, che ci riguarda in modo quantomeno imbarazzante, perché in questo caso… “gli altri siamo noi”, come cantava Tozzi
Fa sorridere, infatti, ma è un sorriso amaro, che i nostri immigrati vengano sì in Sicilia per trovare un lavoro, per far studiare i loro figli, e che poi, alla prima occasione utile emigrino nuovamente, questa volta verso il Nord Italia, dove i lavori sono più stabili e dove i loro figli possono avere migliori prospettive.
Fa sorridere che, nel comune e xenofobico biasimo, non ci si renda conto di come i nostri “immigrati” debbano faticare ad essere accolti da un popolo di “emigranti”, che si lamentano per quelli che vengono da fuori, e però non vogliono restare dentro, e lasciano la Sicilia alla ricerca di avventura
Siamo, dunque, un popolo che va via, che lascia la propria terra, che non riesce a sentirsi sicuro in una Sicilia dove il meccanismo accademico e professionale è vergognosamente inceppato in un infinito tira e molla di clientelismi e vergognosi sprechi di risorse, in un gioco – tutt’altro che risolto – di continui ricatti politici e di rassegnate spallucce: lo spasmo secolare della nostra terra.
Altro che immigrati…
don Nuccio Puglisi, direttore Caritas Diocesana di Catania
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