(ANSA) – PISA, 18 NOV – La caldaia ‘green’ a idrogeno non
esisteva ma intanto l’aveva venduta a clienti di tutta Italia.
Così è scattato un sequestro preventivo di denaro, beni mobili e
immobili per un valore complessivo di circa 2 milioni di euro a
un imprenditore di Pisa e alla sua compagna. La guardia di
finanza lo ha denunciato per truffa, riciclaggio e
autoriciclaggio. I sequestri hanno riguardato denaro contante,
cinque fabbricati e 15 terreni tra Pisa e San Giuliano Terme,
sette auto, una moto e le quote sociali nella disponibilità
anche della donna. L’indagato è socio e amministratore di sei
società di capitali, di cui cinque nel settore della ricerca
scientifica e una nell’agricoltura.
Attraverso una vasta campagna pubblicitaria su web e tv –
così ricostruiscono le indagini delle Fiamme gialle di Pisa -,
l’uomo avrebbe commercializzato una caldaia proposta agli
acquirenti come altamente tecnologica e innovativa, oltre che
sottoposta a test da parte di docenti universitari e
regolarmente brevettata, quindi capace di produrre autonomamente
l’idrogeno necessario a farla funzionare con risparmio, anche
del 100%, dei costi delle utenze domestiche.
Secondo la GdF, però, quegli annunci pubblicitari si “sono
rivelati ingannevoli visto che la caldaia non risulta ancora né
realizzata né progettata e hanno consentito all’imprenditore di
incassare, da parte di numerosi acquirenti in tutta Italia
ingenti somme, provenienti in parte dal denaro versato a titolo
di acconto per l’acquisizione della caldaia e in parte dalla
vendita delle quote che offriva ai clienti per far parte di una
sua società”.
Le indagini delle Fiamme gialle hanno consentito di
accertare, con l’audizione di consulenti tecnici e esperti nel
settore e dei clienti, “la fuorviante e fraudolenta pubblicità
divulgata dall’imprenditore per avere conferito al prodotto una
visione del tutto difforme da quella reale; la piena falsità
delle caratteristiche e delle modalità di funzionamento
dell’impianto, così come i paventati risultati positivi ottenuti
dai test, mai effettuati e falsamente attribuiti a ignari
docenti universitari, la predisposizione, da parte
dell’imprenditore, anche per il tramite dei propri dipendenti,
di lettere o email di giustificazione standard, per placare le
proteste dei clienti dovute ai ritardi nelle consegne”. (ANSA).
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