Crescono gli affitti: le famiglie italiane non riescono a comprare casa
Pubblicato il 20 November 2024
Per un crescente numero di italiani l’acquisto dell’abitazione principale rischia di rivelarsi un sogno difficile da realizzare: a fronte di prezzi elevati, soprattutto nelle grandi città, le famiglie si trovano a dover fare i conti con un potere d’acquisto eroso dall’inflazione. Il calo di interesse nei confronti dell’acquisto sembra infatti riguardare soprattutto i nuclei più fragili da un punto di vista economico. In questo quadro, per molti italiani la locazione diventa l’unica strada percorribile in attesa di poter accedere al mercato dei mutui con maggiore sicurezza. A tradurre in numeri questa tendenza è il 17° Rapporto sull’Abitare 2024 realizzato da Nomisma con il supporto di Crif.
Compravendite versus locazione
A fronte di 3 milioni di famiglie che nei prossimi 12 mesi dichiarano di essere interessate all’acquisto di una casa, secondo le rilevazioni di Nomisma, solo 980.000 famiglie sarebbe pronte a concretizzare la compravendita per motivi economici. Si tratta in ogni caso di un numero elevato se confrontato con le 700 mila compravendite di abitazioni previste a consuntivo per la fine dell’anno in corso.
Contemporaneamente la quota di famiglie in locazione che considera l’affitto come unica soluzione possibile, a fronte della mancanza di risorse per accedere alla compravendita, è passata dal 56% nel 2023 al 59,3% del 2024. Tradotto in numeri sono 580.000 i nuclei interessati alla locazione ad un canone percepito come sostenibile rispetto al reddito.
Il Rapporto Nomisma segnala inoltre come la quota di famiglie che hanno fatto ricorso alla locazione per un periodo superiore a sei mesi sia scesa tuttavia dal 5% nel 2023 al 3,3% nel 2024, posizionandosi al di sotto dei livelli precedenti alla pandemia. Al contempo, l’indagine conferma la presenza di due diversi e distinti orientamenti: il primo considera l’affitto una scelta motivata da esigenze familiari e lavorative (rappresentativa di una famiglia su quattro tra quelle in locazione); il secondo, che riguarda la maggioranza delle famiglie, considera l’affitto una soluzione temporanea oppure obbligata perché non sussistono le condizioni economiche per accedere al mercato delle compravendite.
Come è cambiato il ricorso al mutuo prima casa
Focalizzando l’attenzione sulla capacità finanziaria delle famiglie, l’indagine rivela segnali di miglioramento che riguardano la percezione della propria condizione economica e reddituale. In questo contesto, risulta in diminuzione la percentuale di famiglie che intendono perfezionare l’acquisto di una casa ricorrendo a un mutuo: sebbene tale percentuale rimanga ancora molto elevata, passa dal 77,9% del 2023 al 75,6% del 2024.
Nel primo trimestre 2024, oltre all’attesa flessione del numero di compravendite sostenute tramite il ricorso al mutuo (-15,1%), si è assistito per la prima volta dopo alcuni anni anche ad una lieve diminuzione degli acquisti non sostenuti da credito (-2,9%). Nel secondo trimestre si è tuttavia manifestata un’inversione di tendenza: aumentano del 3,9% le transazioni sostenute da mutuo mentre sono in lieve calo quelle non sostenute dal credito.
Il Rapporto fornisce anche una vista aggiornata della quota di nuclei che dichiara di avere difficoltà nel pagamento delle rate del mutuo, che oggi si attesta al 4,3% contro il 6% del 2023 e il 7,5% del 2022. Allo stesso tempo diminuisce anche la quota di famiglie che teme di poter incontrar difficoltà nel pagamento della rata del mutuo nei prossimi 12 mesi. Questo dato non rappresenta una dimensione della reale impossibilità di ripagare regolarmente le rate quanto, piuttosto, il timore di non riuscire a far fronte agli impegni assunti.
Il profilo dell’autore
Rosaria Barrile Rosaria Barrile, giornalista professionista nata a Milano e laureata in Scienze Politiche, ha iniziato nel 2004 ad occuparsi di prodotti e servizi bancari e assicurativi per conto di un periodico specializzato e da allora non ha mai smesso.
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